Difficile tracciare un commento su un film così denso e carico di aspettative. Ovunque ci si provi a voltare, si sente l’indiscutibile ragionamento sugli Oscar. Su quello agognato da Di Caprio (più dai suoi fan che da lui probabilmente) e su quello della conferma per Inarritu. E in questo contesto di continuo rimbalzo tra paragoni e giudizi sommari si perde il confronto con la realtà, con l’essenza stessa.
Revenant è il racconto di un abbandono, della lotta eterna tra uomo e natura. Hugh Glass ferito e agonizzante si trova a percorrere chilometri e chilometri nel gelo dell’inverno per sopravvivere e compiere la propria vendetta. Non ironizzeremo sul fatto che la vendetta, appunto, è un piatto che va servito freddo. Surgelato quasi.
E dal punto di vista della trama, le scelte narrative possono essere definite classiche, degli archetipi. Criticabili anche. Sono tuttavia però ricondotte a una necessità di primitività, un bisogno di corrispondenza ancestrale con l’ambiente aurorale della vicenda . Il già visto contenutistico però viene superato dall’incontro con il linguaggio stilistico. In bilico tra Malick e Herzog, Revenant è anche un gioco di equilibrio formale. Il silenzio assordante della natura, la recitazione ridotta e sottratta si contrappongono ai virtuosismi tecnici tipici dell’universo di Inarritu. Virtuosismi comunque ricondotti all’essenza (luci naturali, piani sequenza). Limiti e pregi di questa scelta si fondono e, in senso buono, si annullano. O meglio, si uniformano al resto e portano oltre, evocano. La maestosità dell’epica si fonde con l’estetica della violenza. Nulla viene risparmiato alla visione, il transfer è totale.
Eccoci dunque immersi in un mondo altro, ostile e bellissimo. Ed è qui, in questa fusione tra la semplice potenza degli scenari e la ridondante complessità della forma, la forza trascendente di Revenant.
Ci sono almeno tre momenti indimenticabili (la lotta con l’orso, l’apparizione dei bisonti, la fuga a cavallo nel precipizio). Non mancano gli eccessi, è chiaro. Sequenze oniriche e colonna sonora appesantiscono la visione e rischiano di distaccare dall’essenza. Ma nonostante questo, ci troviamo di fronte a una esperienza cinematografica estrema. Ambiziosa, suggestiva e magnificente.
voto
♥♥♥♥½ /♥♥♥♥♥
Bella recensione! 🙂
Grazie!!!
Bravissimo Alessandro.
Grazie =) !!!