Remake o reboot, magari mash up. Difficile scegliere un termine e appiccicarlo sopra. Sarebbe irrisorio, privo di giustizia visiva. Sarebbe etichettare.Il “nuovo” capitolo della saga di Mad Max, invece, è una riscrittura completa, o meglio una scrittura sulla scrittura. Miller, vecchio lupo settantenne, riprende in mano la sua creazione e l’adegua al nuovo millennio. Il contesto post-apocalittico più o meno è lo stesso. Ci sono Max solitario guerriero della strada in compagnia dei suoi incubi, una serie di predoni cattivi spietati e bruttini, un’imperatrice decisa a fare la cosa giusta, tanto deserto, molta benzina e poca acqua.
Il resto è action, action pura. La sfida consiste nel provare, da spettatori, a tirare il cosiddetto sospiro di sollievo. Impossibile, la macchina dell’azione è scatenata e non c’è tempo per un attimo di pausa, di respiro. Fosse soltanto action,
sarebbe un’operazione inutile. Mad Max non è un videoclip, non appartiene al delirio onnipresente del frame da orgasmo rapido. Non è una corsa allo stupire, all’accumulare. E’ un film composto a orchestra, una grande coreografia curata nel minimo dettaglio, preciso e perfettamente stabilito.
Ovvio, George Miller è un pazzo scatenato e il suo ritmo è scatenato, furioso appunto. Ma è cinema d’autore. Cinema di qualità realizzato con la tecnica dell’artigiano, di chi conosce ogni singolo ingranaggio e sa come oliare perfettamente la macchina, in piena coerenza grafica e narrativa. A questo aggiungi una trama semplice e universale, una riflessione sulla contemporaneità più immediata (kamikaze, tendenze neo-ariane, situazione della donna), due protagonisti perfetti e il gioco è fatto. Un film ironico e drammatico, un film leale. Realizzato suggerendo e non sottolineando. Stupire con le ovvietà è sempre meraviglioso.
voto
♥♥♥♥ / ♥♥♥♥♥
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