Il pittore della luce. Il precursore di un’era. Burbero ed egoista, umano. Il ritratto che il regista Mike Leigh realizza non è lusinghiero, o almeno non romanzato. E’ un occhio contemporaneo, che non si limita al racconto biografico, ma costruisce diversificando. Rifiuta date e didascalie o altri punti di riferimento spazio-
temporali, procedendo per quadri inscenati. Valorizza l’essere umano, il Billy prima e non il Turner. E magari il maestro pure grugnisce e sputa sui quadri, ma è proprio l’assenza di lusinga, il rifiutare la sottolineatura attrattiva a esaltarlo ed elevare in controcampo l’uomo Turner. Ma non solo. In questo suo viaggio lungo 150 minuti si respira anche il pittore, il creatore ribelle, il ladro di cieli. Non sappiamo la provenienza, il percorso artistico, ma
scopriamo la tendenza, la proiezione finale di un artista che avrebbe rivoluzionato l’estetica moderna. Si procede a campi ravvicinati, nell’ipocrisia del primo piano che esalta la capacità espressiva di un interprete maestoso come
Timothy Spall (premiato giustamente a Cannes). Si soffre un po’ in questa Londra dell’immediatezza, rinchiusi in sale vittoriane claustrofobiche per l’anima. Ma la luce, inventiva repressa, irrompe, o meglio sottende, è parte della vita, non va elencata e spiegata, ma esiste. Ed è il controcampo liberatorio, si esprime e prende possesso. E con essa anche il racconto cinematografico devia e si dilata verso il cielo in un grido liberatorio al sole, in un inno divino alla madre luminosa, in un ultimo desiderio vorace di vedere.
voto
♥♥♥½ / ♥♥♥♥♥
Non vedo l’ora di vedere questo film *_* (da fan di Turner!)