Il cecchino più letale nella storia degli Stati Uniti. Chris Kyle ha un passato da cowboy. L’ambizione ad esserlo, a domare cavalli e tori. Uomo da rodeo, cacciatore solitario che non sbaglia un colpo. Sono istinti trasmessi di generazione in generazione. Un fucile non va mai abbandonato, neanche quando la tua preda giace inerme, morta. Poi arriva l’11 settembre e Chris decide che è giunto il momento di utilizzare la sua abilità di tiratore scelto per mettersi al servizio del suo paese. Diventa la leggenda, l’uomo che in Iraq ha ammazzato oltre 160 persone.
Il racconto del nuovo smarrimento americano, di cui il 2001 è il crocevia inevitabile. Il racconto di un uomo che crede nei propri ideali, nelle proprie azioni. Il racconto del suo disfacimento silenzioso, il morire ogni giorno prima della morte fisica, obbligata. Una distanza incolmabile, impossibile riempire il vuoto di chi torna, ricostruire. Sul volto del bravo Bradley Cooper scorre l’anima di Chris Kyle.
Eastwood decide di raccontare l’uomo, adotta sempre e soltanto l’unico punto di vista; tuttavia, nel descrivere il conflitto perde di vista l’obiettivo, tratteggiando contesti universali tipicamente hollywoodiani. Il risultato è un film che sfiora riflessioni anti belliche, ma esalta un patriottismo di fondo da bandiera a mezz’asta e funerali militari. Il punto di forza poteva essere il dualismo silenzio/caos mente/fisico, ma anche i momenti di vuoto sono gonfiati da stilemi registici abusati. Imbrigliato dagli ovvi vincoli della narrazione biografica, anche la suspense ne risente e l’azione raramente sorprende e, il più delle volte, annoia. I colpi di scena sono annunciati e arrivano con venti minuti di anticipazioni. Rimane la pulizia narrativa di Eastwood, la grandezza descrittiva dell’essenzialità, la scelta riuscita dell’anti-spettacolarizzazione. Rimane il bel ritratto denso e intenso di un uomo, soldato e padre, americano. E Bradley Cooper è perfetto nell’interpretare il protagonista, è anima e corpo di Chris Kyle. American Sniper è un film sulla retorica che utilizza la retorica come linguaggio. Si può rischiare la confusione, nell’oscillazione incerta tra giustificazione o semplice racconto. American Sniper è un film sugli Stati Uniti, per gli Stati Uniti, vittime e carnefici di loro stessi. Nel giocare alla guerra Eastwood sembra però guardare ai vecchi film di indiani ammazzati. L’unico iracheno buono è quello morto.
voto
♥♥♥ / ♥♥♥♥♥
alessandro venier
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