Strisciare nell’oscurità. Aspettare la preda, raccoglierne gli ultimi istanti. Lou Bloom non ha un lavoro. Non riesce a trovare un lavoro. Una notte si imbatte in un terribile incidente stradale, scopre il potenziale che una ripresa video catastrofica può sfruttare. Ai network e al suo portafoglio. Così inizia, raccogliendo immagini di corpi incastrati tra le lamiere, urla disperate e ultimi istanti. Si muove nell’ombra, nella notte. Ha una telecamera e una radio sintonizzata sulle frequenze della polizia.
Una Los Angeles nera. Cinica e anti-etica. Affascinante.
Specchio immediato del protagonista. Un uomo solo e solitario, risultato inconsapevole di una società che lo ha rifiutato e che ora lo celebra. Un arrampicatore sociale nevrotico e misterioso, affascinante. C’è un parallelismo inconfutabile con un altro protagonista, la figura notturna impersonata da Travis Bickle, il Robert De Niro di Taxi Driver. Riguarda i margini, l’alienazione solitaria di chi non può comprendere la giustizia etica. Cause esterne, cause interne. Un parlarsi allo specchio, guardarsi ma non osservarsi. Respingersi accettandosi. E quindi imboccare le uniche strade possibili. Strade notturne. E violente.
Lo Sciacallo è un thriller claustrofobico e disturbante. Critica universale ad una società vacua. Dramma personale di un sogno americano ribaltato. Non c’è giustizia, non c’è redenzione.
Rimane l’anima svuotata, immortalata, venduta, rivenduta e dissanguata. Lo Sciacallo corre sul volto di Jake Gyllenhaal, interprete mimetico straordinario. I piani d’ascolto, i silenzi, lo sguardo spietato e seducente sono la sintesi perfetta del vortice ipnotico in cui è coinvolto. E in cui noi, spettatori, lo siamo. Vittime e carnefici, al tempo stesso.
voto:
♥♥♥♥/♥♥♥♥♥
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