Interstellar

images (1)Delirio di onnipotenza. Giocare a mettersi lassù e muovere i fili a piacimento. Il film evento è uscito. L’attesissimo Interstellar è nelle sale italiane.  
Siamo negli Stati Uniti, in un futuro prossimo. Vicino.
Una piaga sta distruggendo ogni raccolto e le tempeste di sabbia complicano le condizioni vitali. Cooper (Matthew McConaughey) era un ingegnere, ex-astronauta, e come tutti fa l’agricoltore. Ecco l’occasione. Si apre un wormhole in grado di condurre le astronavi in altre galassie e magari scoprire un nuovo pianeta su cui ricominciare. Si parte.
o-JESSICA-CHASTAIN-INTERSTELLAR-facebookLo hanno definito audace. Christopher Nolan è sicuramente ambizioso, non teme il confronto. E va detto, è rimasto uno dei pochi registi a creare un evento mondiale ogni volta che un suo film esce nelle sale. Autorialità e intrattenimento si mescolano e convergono.
E il suo Interstellar ha sicuramente dei pregi. Interessante è il discorso di sfasamento temporale. Il concetto relativo di lunghezza, di appartenenza. Ogni ora passata da Cooper su un determinato pianeta corrisponde ad anni sulla terra. Cooper non invecchia, i suoi figli a casa si. Non è solo una questione tecnica o scientifica. Conta il sentimento, l’appartenenza ad un tempo, appunto.
E il doppio binario narrativo funziona.
maxresdefaultMeno interessante il viaggio interstellare, una grande avventura. Classica nel suo sviluppo. Partenza, problemi, cambi di decisione, intoppi umani, etc. Un viaggio avventuroso in cui tutto grava sulle spalle del pilota Cooper che difficilmente sbaglia un colpo. Padre perfetto, uomo perfetto, pilota perfetto. Fortunata la NASA ad averlo ritrovato.
E fino a qui potremmo essere nel cliché del blockbuster hollywoodiano. E magari eravamo anche contenti di stare nel cliché. Si, vero un blockbuster d’autore, e la fisica quantistica si mescola al sentimento, all’amore. Un amore eccessivo e direttamente proporzionale alla tensione narrativa. E il respiro è trattenuto. Ma ci può stare.
imagesPoi, ad un certo punto, si inserisce l’ambizione. C’è una volontà insita in Nolan. Il desiderio irrefrenabile di mettersi lassù e spiegare ogni singolo dettaglio. Sembra quasi una sintesi, un piccolo bignami di quanto abbiamo visto negli ultimi trent’anni di fantascienza. Tutto viene spiegato in un delirio di onnipotenza. Cosa c’è oltre la porta. Chi ci sta parlando, se ci sta parlando. Non c’è più spazio per la domanda, per il dubbio. Non c’è spazio per lo spettatore. E qui Interstellar scivola e, nonostante la complessità scientifica, è vittima della banalità.
InterstellarLa trottola di Inception salvava un film mediocre da morte certa e il pubblico a casa pensava, ripensava. In Interstellar non c’è nessuna trottola, perchè il Dio Nolan ha deciso così. Non basta essere visionari e audaci, bisogna saper essere anche coerenti e umili. E magari furbi. Giocare con il pubblico, stuzzicare e suggerire.
Rimane la bellezza di una visione, poco di più.
Sarebbe riduttivo definirlo eccessivo.
Ah, non è un complimento.

voto ♥♥½/♥♥♥♥♥

alessandro venier
ale

4 pensieri su “Interstellar

  1. Dovrò dargli un’opportunità. Da quello che ho letto si strizza l’occhio un po’ troppo a Kubrick, che ha costruito un film straordinario anche e soprattutto sul mistero, come ha fatto (meglio) anche Tarkovskij con Solaris. Restando sempre nella fantascienza “pura” e non “bellicosa”, già mi chiedo perché Gravity, che pure allo schermo mi ha sbalordito, non abbia lasciato il segno alla lunga distanza. E mi rispondo: quello che cerco da questo genere non sono le risposte, ma il fascino delle domande irrisolte.

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