Hank Palmer (Robert Downey Jr.) è un cinico avvocato di successo. A Chicago difende i criminali e i mascalzoni. Li difende e vince. Crede nella legge e vince sempre.
Hank Palmer non torna a Carlinville, Indiana, da quando è un ragazzino. Ora che la madre è morta, deve fare ritorno e confrontarsi con il padre Joseph (Robert Duvall), il giudice. Ferite che si riaprono, passato che torna a galla. Rancore stagnante.
E quando Joseph Palmer viene accusato di omicidio toccherà a Hank doverlo difendere.
L’avesse scritto John Grishman, l’avrebbe ambientato in Missouri o in Mississipi. E tanto sembra vicino a quei legal thriller o courtroom movie dai toni del sud. Invece siamo a nord, nel Midwest per la precisione. Un Midwest di provincia e campi. Integrità morale e campi. Un Indiana da cui tutti se ne vogliono andare e in cui pochi, invece, ritornano.
Per Hank Palmer non c’è scelta, rimane imbrigliato. E da dramma giudiziario diventa dramma famigliare. Primo livello e secondo livello. E andrebbe bene, sarebbe perfetto. Purtroppo poi c’è la virata. E da dramma diventa melodramma. Una virata tipicamente americana, condita da una tendenza alla sottolineatura. Incapacità a suggerire. D’altronde dietro la macchina da presa c’è quel David Dobkin che fino ad ora aveva girato principalmente commedie (Due cavalieri a Londra, Due single a nozze). E questa predisposizione innata all’happy ending si intuisce.
Eppure The Judge si lascia guardare. Corre sul binario narrativo senza deviazioni con colpi di scena annunciati e inevitabili. E lo scivolone melodrammatico e lì accanto, ti aspetta e ha il volto di bandiere a mezz’asta e gite in barca al lago, chemioterapia e “hai tu la mia caramella compare”.
Eppure The Judge è una gran prova d’attori. Robert Duvall (anni 83), tra gli ultimi grandi della sua generazione, trova la giusta sfumatura di grigio per colorare con mezzi toni la sua performance. Il suo giudice Palmer è umano, crepuscolare e intenso. Granitico.
Robert Downey Jr. finalmente si spoglia di maschere e armature e ritrova, per sottrazione, una dignità d’attore. Fragilità e ostentazione, egoismo e generosità, il suo Hank Palmer è vivo.
Il resto lo fanno gli sguardi, il confronto tra due generazioni. Due mondi che si sfiorano. Potrebbero toccarsi, ma la linea della vita è complessa. Si perdono e si ritrovano, alla fine. Due uomini simili e lontani, due attori simili e lontani. Il valore del film è qui.
voto: ♥♥½ / ♥♥♥♥♥