L’altra America.
Lontana. Nascosta e dimenticata. Chi ci passa accanto lo fa sfrecciando. E si perde il meglio, perché è troppo veloce.
E’ questione di ritmo, di sguardo.
Prendersi il tempo e perdersi.
Confondersi.
Per Alvin Straight non c’è altra scelta.
Ha tanti anni e poche diottrie. Non può guidare, ma deve raggiungere il fratello nel Wisconsin. Non si parlano da anni ma, ora che la notizia dell’infarto lo ha raggiunto, è deciso ad andarlo finalmente a trovare. E parte.
Lo fa a modo suo, da vecchio testardo, in sella a un malconcio John Deere, un piccolo tagliaerba con rimorchio.
Un Road-movie a quindici chilometri orari. Un film in controtendenza. Con il genere, con la visione di David Lynch. Abituato a universi mentali, vortici di delirio e personaggi kitsch. In Una Storia Vera, si sottrae. Torna al grado zero. Ma mantiene lo stile. Il marchio. Inconfondibile nella surrealtà di alcuni istanti, nella casualità di alcuni incontri.
Un film in cui ci si immerge a lenti respiri tra temporali e cieli stellati.
E mietitrebbie.
Con distensione e piacevole malinconia. Con pazienza e serenità nell’assoluta bellezza della semplicità della saggezza.
