Capitolo secondo. Capitolo secondo di una trilogia inesistente.
Un contestabile o meno espediente commerciale per vendere tre film al posto di uno. I fan accaniti ovviamente avrebbero gradito anche un’ulteriore appendice. I meno fan ne avrebbero fatto probabilmente a meno.
Constatato questo, rimane il dubbio. Quanto ne ha risentito la storia da un punto di vista narrativo. Servono davvero tre capitoli interi a descrivere un piccolo/medio libro? Probabilmente il quadro definitivo ci apparirà soltanto a trilogia conclusa, quindi a fine 2014. Rimandiamo ogni possibile giudizio su questa scelta e concentriamoci sul secondo capitolo di questa trilogia.
Ritroviamo Bilbo là dove lo avevamo lasciato. Dopo un piccolo prologo ambientato un anno prima, il film riprende la sua corsa dove si era interrotto. I nani con Gandalf e l’hobbit continuano il loro cammino verso la Montagna Solitaria, meta finale del loro viaggio. Durante il percorso sfideranno i terribili ragni che si sono impossessati di Bosco Atro, incroceranno Legolas con altri elfi al seguito, e arriveranno finalmente a conoscere il drago Smaug.
Peter Jackson ci accompagna attraverso luoghi a noi noti della Terra di mezzo e guidandoci attraverso scenari nuovi e interessanti. Con più ricchezza narrativa rispetto al primo capitolo, il film ha anche momenti divertenti. Sicuramente più cupo ed epico se messo a confronto con Il viaggio inaspettato, ma imparagonabile ovviamente alla trilogia dell’anello.
Il Signore degli anelli ha una grandezza epica ineguagliabile. Tematiche, ambientazioni e protagonisti dell’altra trilogia, quella vera, erano caratterizzati da una ricchezza e complessità mostruosa. Lo Hobbit a confronto risulta essere una favoletta (bellissima d’accordo), nonostante i tentativi di Peter Jackson, bravo e attento a creare parallelismi e anticipazioni con eventi futuri. Qualche caduta di stila di troppo, soprattutto con l’amore interazziale e forse con uno spazio eccessivo lasciato al drago.
Va detto che Smaug è un villain perfetto. Spietato e sarcastico, è perfettamente rappresentato.
Ritroviamo vecchi amici e conosciamo nuovi personaggi. Tra tutti ad emergere è Bard (Luke Evans), a dimostrazione del bisogno naturale dello spettatore di vedere ogni tanto un uomo tra i tanti elfi, nani, hobbit e orchi.
Dopo tre ore di visione rimane il profondo amore e rispetto verso questo mondo che prima Tolkien e poi Jackson ci hanno fatto amare.
La grandezza di uno scenario immaginario dalle potenzialità infinite.
Detto questo, attendiamo il terzo capitolo.
Qui potete vedere il trailer del film: